Ossigeno

156 157 Seeing Madrid: “From Madrid to the sky”: my itinerary is deliberately circular. With no beginning or end – infinite, like the sky. And so I return to the sky above Madrid, best appreciated as evening falls and the light slackens. There are countless rooftop bars overlooking the city - the Tartan Roof with its artsy accoutrements, the terrace of the Hotel Emperador with its swimming pool amid a sea of rooftops, the Sunset Lookers cocktail lounge on top of Hotel Mercure - but my favourite is the Azotea del Círculo de Bellas Artes, on the seventh floor of one of Madrid’s leading arts venues, at a height of almost 60 metres on calle Alcalá in the heart of Madrid. The shadow of the bronze statue of Minerva, goddess of the arts and tutelary deity of the Círculo (and accomplice of the Sun God, a sort of contemporary mythology) dominates the entire balcony of the lounge room, set dramatically against the red evening sky. Up here I can lose myself in voyeuristic admiration of the Jardín Secreto, a little bit of Eden recreated by designer Salvador Bachiller, with swing chairs and all kinds of flowers that enhance the bucolic feel of the place. Seen from the rooftops, the sky above Madrid is full of worldly promise, something I’ve always indulged in moderate doses only. So I return to ground level and cross the city to one of my favourite escapes, the Retiro gardens. Here, I can look up, from the vantage point that best suits me: down below. As the sun goes down and silhouettes the wilfully imperfect, exquisitely Iberian skyline of Madrid, the Retiro is a hiding place where I can lie on the grass and make sense - my own highly personal and secret sense that combines all five senses that Madrid awakens - of that expression that’s imperfect enough for me, as a faux Madrilenian, to make my own. “From Madrid to the sky”. senses and the City Guardo Madrid: “Y De Madrid al cielo”: un percorso, il mio, volutamente circolare, senza inizio e senza fine – come il viaggio di una vita, aperto, come un cielo. Ritorno così al cielo di Madrid, che dà il meglio di sé en el atardeceder, al tramonto, quando la luce diventa pigra: ben consapevole dei suoi punti di forza, in un gioco di seduzione condotto tra Madrid e il resto del mondo, esistono innumerevoli terrazze a dominare la città – dal Tartan Roof con le sue proposte culturali, al roof garden dell’Hotel Emperador con la sua piscina affacciata sui tetti, al Sunset Lookers e ai suoi innovativi drink in cima all’Hotel Mercure – ma la mia preferita è la Azotea del Círculo de Bellas Artes, al settimo piano di uno degli spazi artistici più importanti della Capi, a quasi 60 metri di altezza su Calle Alcalà, nel centro di Madrid. L’ombra della statua in bronzo di Minerva, Dea protettrice dell’Arte e nume tutelare del Círculo, si appropria (complice il Dio Sole, in una sorta di mitologia contemporanea), di tutta la balconata della lounge room, ombreggiando il rossore del giorno che va a terminare. Dall’alto mi perdo voyeuristicamente nella vista del Jardín Secreto, lembo di Eden ricreato dal designer Salvador Bachiller, costellato di altalene bucoliche e fiori variopinti come le sue creazioni. Il cielo di Madrid, dall’alto di una terrazza, riverbera di mondanità, che per me è sempre da assumere in piccole dosi. Così, a partire da dove Madrid si innalza, tocco di nuovo terra per attraversare una parte della città è raggiungere uno dei miei rifugi preferiti, il Parque de el Retiro, per guardare in alto nel modo a me più confacente: dal basso. Un incanto naturale che, prima che il sole scompaia affidando Madrid alla sua skyline volutamente imperfetta, squisitamente iberica, diventa il nascondiglio in cui, stendendomi, posso dare un senso – il mio personalissimo, arcano senso, conquistato dopo un viaggio nei cinque sensi di Madrid – ad un’espressione che, da gato imperfetto, è abbastanza imperfetta da poter fare mia: quell’espressione è “De Madrid al cielo”. i sensi e la città

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