88 vengono scaricate in mare o nei fiumi, non riuscendo a disporre di alternative», spiega Jenny Gelman, capo della divisione marketing e comunicazione di Kando. «�uel tipo di ciclo, a volte, incorre ripetutamente in una sola settimana». La piattaforma Kando è una combinazione di hardware e software che raccoglie e analizza dati da diverse fonti, ed eventualmente avvisa la gestione in modo che la situazione possa essere governata in tempo reale. «La tecnologia Kando offre agli impianti la capacità di rilevare difformità nella rete, tracciarne la fonte e avere un impatto migliorativo sull’impianto di smaltimento delle acque reflue», afferma Gelman. Un altro uso rivoluzionario e pratico della piattaforma di intelligence delle acque reflue è quello epidemiologico, emerso durante la pandemia di Covid-19. Anche prima che le persone mostrassero segni di malattia, si è scoperto che il virus si palesava nelle acque reflue. In un progetto congiunto con l’Università Ben-Gurion, l'azienda ha sviluppato una tecnica per migliorare lo screening delle acque reflue per le varianti Covid, che fornisce alle autorità sanitarie un preavviso di potenziale focolaio. L'applicazione è già stata adottata dal Ministero della Salute israeliano. Secondo il CEO di Kando Ari Goldfarb, l'azienda sta aiutando i governi di tutto il mondo ad analizzare le loro acque per governare le politiche di salute pubblica, incluso un sistema di allerta precoce sulle toilette degli aerei. La società ha anche rilevato improvvisi aumenti del virus della poliomielite in Israele, supportando il governo nell’indirizzare risorse verso i quartieri dove la popolazione non è vaccinata. Almeno due miliardi di persone nel mondo utilizzano acqua proveniente da fonti contaminate, in particolare nei paesi in via di sviluppo, dove l'accesso a risorse idriche sicure è spesso inaccessibile o proibitivo. L'acqua viene prelevata dai rubinetti o dai pozzi della comunità, a volte anche direttamente da fiumi la cui qualità è spesso discutibile. L'acqua contaminata è un problema anche in Israele, nelle enclave rurali misconosciute del sud. Una startup israeliana che si occupa anche della sfida mondiale dell'acqua sicura da bere è una filiale del Water Energy Lab dell'Università di Tel Aviv, nella Facoltà di Ingegneria Fleischman. Il laboratorio, guidato dal Prof. Hadas Mamane, ha sviluppato una tecnologia che utilizza l'illuminazione a LED e l'energia solare per disinfettare l'acqua. Il dispositivo, delle dimensioni di un laptop, battezzato SoLED, funziona senza sostanze chimiche o elettricità per debellare il 99,9% di batteri e virus dall'acqua, il che lo rende meno costoso e più facile da utilizzare rispetto alle soluzioni esistenti in aree più remote. Il prototipo SoLED è ora in fase di testing nelle zone rurali dell'India. L'obiettivo finale, ovviamente, è quello di produrne una versione da mettere in commercio per la distribuzione di massa. A causa della crisi climatica, oggi miliardi di persone nel mondo – si stima una persona su quattro – sperimentano un'estrema scarsità d'acqua, almeno per una parte dell'anno. Con l'aumento dell'impatto del cambiamento climatico, la scarsità d'acqua colpirà quasi la metà della popolazione mondiale entro il 2025, secondo le stime degli esperti. Ciò non vale solo per i paesi poveri: anche gran parte degli Stati Uniti sta esaurendo l'acqua a causa del riscaldamento globale. Sia a livello privato che accademico, Israele condivide le sue competenze, le sue tecnologie e le sue strategie politiche con altri stati privi di risorse idriche. Secondo il Washington Institute for Near East Policy, mentre Israele si trova nella regione più povera d'acqua del mondo, il paese «sta aprendo la strada allo sviluppo di tecnologie innovative in questo settore. Dal riciclaggio dell'acqua alla desalinizzazione e all'irrigazione a goccia, le aziende israeliane sono in prima linea nel coniugare ingegno e scienza per porre rimedio a questo problema globale».
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